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26Feb2020
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INSETTI COME BIORAFFINERIE
Curiosità
Uno studio sull’utilizzo di un dittero, il “Black Soldier Fly” è stato condotto da Centro Enea Casaccia, questo Dittero si nutre di materia organica in decomposizione allo scopo di produrre biocarburanti, materiali biodegradabili e fertilizzanti agricoli. Il progetto si pone l’obiettivo di alimentare le larve di un insetto saprofago che è ghiotto di fanghi di depurazione di acque reflue, letame e scarti dell’industria agroalimentare o gestione del verde. Crescendo le larve operano una bioconversione di substrati organici trasformandoli in lipidi, proteine e polisaccaridi, molecole che trovano applicazione nel campo energetico, cosmetico, farmaceutico e agroindustriale. Il progetto è stato realizzato in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna, ed è una vera e propra bioraffineria che punta ad utilizzare materiali da smaltire per ottenere biocarburanti avanzati, ma anche bioplastiche e rivestimenti biodegradabili. Alcuni studi hanno dimostrato che il patrimonio genetico e delle interazioni ambientali della totalità dei microrganismi di un ambiente definito, dell’apparato digerente del “Black Solder Fly” riesce a modificare la microflora del substrato riducendo la carica di eventuali batteri nocivi quali Escherechia Coli e salmonella enterica senza che le larve ne diventino portatori. le specie di insetti saprofagi che si nutrono di sostanze organiche sono cira 4000 e permettono al substrato di decomporsi e rendersi disponibile per piante ed altri esseri viventi. il team dell’ENEA che ha presentato il progetto ha dichiarato a conclusione che “prove preliminari con tre regimi alimentari e diverse composizioni del substrato hanno fornito risultati incoraggianti, propedeutici alla messa a punto di prove sperimentali su una scala maggiore con fanghi in combinazione con altre biomasse di scarto, come la frazione organica dei rifiuti urbani o il digestato, cioè un sottoprodotto derivante dalla fermentazione anaerobica delle biomasse”.
Tratto da: Il Giornale dei biologi del settembre 2019